martedì 23 agosto 2016

Rio 2016

Troppe decisioni incomprensibili hanno scatenato accuse di corruzione. Tra proteste e diti medi, alcuni giudici vengono mandati a casa e torna l'ipotesi di cancellare la boxe dagli sport olimpici.

A far scattare il primo allarme è stato il nostro Clemente Russo, sbattuto fuori ai quarti di finali dei pesi massimi dal russo Evgeny Tishchenko. “Mi è stata tolta ingiustamente una medaglia“, ha tuonato il 34enne campano, in totale disaccordo con la decisione dei giudici di assegnare i primi due ring al rivale (che aveva invece subito l’iniziativa di Russo). 

Nella boxe però le chiacchiere non contano, così la polemica dell’italiano è svanita poche ore dopo l’incontro insieme con i sogni di medaglia del pugilato azzurro.

Il picco si è verificato durante la finale dei pesi massimi, quando un Tishcenko preso a mazzate dal kazako Vassily Levit è stato proclamato vincitore (all’unanimità) di un incontro a senso unico. Per il suo avversario però. Che i giudici abbiano voluto aiutare la causa russa sembra più che un sospetto, anche perché il verdetto nei quarti di finale dei pesi gallo a favore di Vladimir Nikitin ha fatto parecchio rumore. Il pugile è stato messo sotto in maniera evidente dall’irlandese Michael Conlan, che però è uscito sconfitto. A differenza degli altri, però, Conlan si è ribellato togliendosi la canottiera e mostrando il dito medio ai giudici. Salvo poi continuare la protesta sparando accuse di corruzione in diretta tv e poi chiedendo su Twitter a Vladimir Putin “quanto ha sborsato per far vincere i pugili russi“.

Questa serie di scelte discutibili ha riacceso il consueto dibattito sulla credibilità della boxe, con diversi giornalisti che hanno riesumato l’ipotesi di cancellare la disciplina dagli sport olimpici.

Fonte: www.gqitalia.it